10ยช Giornata mondiale contro il traffico di esseri umani
Antonella Rita Roscilli

                                                                                                                                                                                                                                         NuoviPercorsi-NewsSarapegbe, 8 febbraio 2024
Sono sudanese, ma non so a quale etnia appartenesse la mia famiglia […].Mi hanno detto che forse mia madre proveniva dai Monti Nuba, ma non ho nessun ricordo di lei […]. So solo che ero una bambina schiava. I missionari mi hanno raccontato che i Baggara, una tribù araba dalla pelle scura, facevano scorrerie nei villaggi Nuba uccidendo gli uomini e portandosi via donne e bambini per rivenderli come schiavi nelle città del nord del Sudan e Egitto.[…] Da bambina dovevo lavorare e tanto. Spazzare, portare l’acqua, aiutare in cucina le schiave più grandi. Poi fui rivenduta e pagò per la mia libertà il padre francescano Geremia da Livorno. Insieme ad altre nove bambine, salimmo su una nave enorme e attraversammi il mare per esssere portate in Italia (p. 26 e 27). Questo è uno stralcio del libro “Fortunata Bakhita Quascè – Una donna libera contro la schiavitù” di Maria Tatsos (ed. ComboniFem- Istituto delle Suore Missionarie Pie Madri della Nigrizia). Bakhita fu canonizzata nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II e venne assunta a simbolo universale dell'impegno della Chiesa contro la schiavitù. Si ricorda l'8 febbraio di ogni anno. 

Ed oggi, 8 febbraio, si celebra la 10ª Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, istituita da Papa Francesco nel 2015, per sensibilizzare e contrastare questa terribile piaga della tratta e del traffico di esseri umani che continua a mietere vittime.
                                                       
Nel mondo, infatti, vi sono attualmente 28 milioni di persone sottoposte a lavori forzati e 22 milioni costrette a matrimoni forzati, per un totale di 50 milioni di vittime di schiavitù moderna, soprattutto donne (70%) e bambini (25%), secondo le stime del Global Estimates of Modern Slavery, redatto da OIL, WEalk Free e l'International Organization for Migration.  
 
L'’8 febbraio 2015, in occasione della I Giornata mondiale, papa Francesco disse queste parole: “Incoraggio quanti sono impegnati ad aiutare uomini, donne e bambini schiavizzati, sfruttati, abusati come strumenti di lavoro o di piacere, e spesso torturati e mutilati. Auspico che quanti hanno responsabilità di governo si adoperino con decisione a rimuovere le cause di questa vergognosa piaga, una piaga indegna di una società civile. Ognuno di noi si senta impegnato ad essere voce di questi nostri fratelli e sorelle, umiliati nella loro dignità”. 
                                                          
Cinquanta giovani provenienti da tutto il mondo si sono incontrati e stanno vivendo questa settimana a Roma con voci e iniziative volte a lottare contro questa piaga. E' un “crimine contro l’umanità” che coinvolge ogni anno tante persone ingannate e poi obbligate a lavorare e a vivere in condizioni di sfruttamento e abuso. Al centro, è il tema "Camminare per la dignità. Ascoltare, Sognare, Agire", che mette in evidenza l'impegno assunto dai giovani rappresentanti internazionali nell’edizione precedente. Accanto, ritroviamo una maratona on line organizzata dalla rete di Talitha Kum, supportata dall'Unione internazionale delle superiori generali e quindi dalle congregazioni religiose femminili, con più di seimila volontari in tutto il mondo impegnati contro il traffico degli esseri umani.
 
Alle vittime su segnalate dobbiamo aggiungere 50 mila migranti morti, negli ultimi anni, nel tentativo di fuggire da guerre, carestie e violenze, oltre a migliaia di persone ogni anno vittime di trafficanti di esseri umani che gestiscono, spesso indisturbati, i grandi flussi migratori irregolari, privando le persone più vulnerabili dei loro diritti fondamentali.

Riportiamo da un articolo pubblicato oggi dal CSER-Centro Studi Emigrazione Roma: “Contro di loro i governi nazionali e sopranazionali, come l’Unione europea, emettono roboanti dichiarazioni di guerra “senza quartiere in ogni anglo dell’orbe terracqueo”. In realtà, il loro obiettivo principale (se non unico) è quello di spegnere all’origine il “desiderio di speranza” di migranti e rifugiati, bloccandoli nei loro paesi di origine o chiedendo (dietro lauta ricompensa) ai complici di trafficanti dei “cosiddetti Paesi terzi sicuri” (Libia, Tunisia, Egitto, Turchia, Albania, Ruanda…) di tenerli in custodia nei loro “accoglienti" centri di detenzione.  Oggi come ieri, l’unico modo per lottare e sconfiggere contrabbandieri e trafficanti non è tanto di chiedere (“obbligandoli con accordi di cooperazione”) ai paesi di partenza o di transito (magari in cambio di denaro o di mezzi militari) di bloccare migranti e rifugiati (anche in veri e propri lager), ma di stabilire percorsi per la migrazione regolare e percorsi di integrazione per quanti sono già arrivati nei nostri Paesi, contretti alla marginalità. In tal modo si potrebbe rispondere in maniera sensata ed efficace ai deficit demografici, alle carenze dei mercati del lavoro, alle esigenze globali di sviluppo sostenibile e cooperazione internazionale”.  
 

Chi vuole avere maggiori informazioni su S. Bakhita e il libro a lei dedicato, può leggere l'articolo, in italiano e in portoghese, dal titolo
Una donna libera contro la schiavitù: storia di suor Fortunata Bakhita Quascé del Sud Sudan 
https://www.sarapegbe.net/articolo.php?quale=240&tabella=nuovi_percorsi&riepilogo=Anno%20XI,%20n.%2023,%20settembre%20-%20dicembre%202022&id_numero=36